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Brugnaro: «I libri gender sono un affare»

Tweet polemico del sindaco dopo la tempesta mediatica, è ancora polemica. Pelizzato: «Affermazione irrealistica»

Vera Mantengoli
2 minuti di lettura

VENEZIA. Nella Venezia del sindaco Luigi Brugnaro i libri che parlano di famiglie omogenitoriali non devono circolare nelle scuole dell’infanzia. Non è soltanto perché questi testi non rispecchiano quella che una parte di cittadini considera come l’unica famiglia possibile, formata da una mamma e da un papà. Dopo aver ribadito nel discorso d’insediamento che tra i 49 libri contro gli stereotipi (distribuiti nella scorsa giunta da Camilla Seibezzi e fatti ritirare non appena eletto), verranno reintrodotti soltanto quelli che non trattano tematiche di genere, ieri Brugnaro ha ipotizzato in un tweet che ci possano essere anche dei vantaggi economici nel volerli negli scaffali delle biblioteche. In perfetto stile renziano, ha scritto in un cinguettio: «Ci dev’essere proprio una bella economia fiorente dietro la teoria del #gender. Evidentemente molti interessi sui bambini. Faremo chiarezza».

Negli scorsi giorni migliaia di cittadini in tutta Italia hanno letto pubblicamente i libri proibiti, quotidiani nazionali e internazionali ne hanno parlato e sono nati gruppi FB (Liberiamo i libri) per solidarietà. «Mi sembra di sentire parole spavalde, ma tanta imprecisione», ha commentato Camilla Seibezzi. «Stiamo discutendo della migliore editoria per l’infanzia e non siamo a una televendita di pentole. I problemi si inventano quando non si ha coraggio di affrontare la realtà».

Per quanto riguarda l’editoria interviene Giovanni Pelizzato, libraio e consigliere comunale della Lista Casson: «È vero che la letteratura dell’infanzia sta fiorendo, ma ipotizzare che ci sia una nicchia che vede nel mercato dei libri gender un’occasione astuta di guadagno, è irrealistico. Il mondo nordico e anglosassone è più avanzato di noi nei temi dell’accettazione delle differenze e l’editoria italiana importa questi titoli perché sono più a passo con i tempi. Mi sembra più un atteggiamento di revenge nei confronti della sinistra che un tentativo di trattare un argomento così delicato come le famiglie omogenitoriali».

49 i titoli, 1098 i libri acquistati per 10 mila euro di spesa della giunta Orsoni. Allora era sorta qualche polemica che riguardava più la procedura burocratica che il contenuto dei libri, poi superata. I libri arrivarono infatti nel 2014 nelle biblioteche delle scuole (nidi e infanzia), a libero uso dei 78 educatori che avevano seguito un corso contro gli stereotipi sessuali, religiosi e di nazionalità di origine. «L’interesse economico dei libri tirato in ballo dal sindaco», afferma lo scrittore veneziano Tiziano Scarpa, Premio Strega 2009, «è una mossa di dietrologia che non parla della cosa in sé, ma immagina quello che potrebbe esserci attorno. Il mercato della letteratura per l’infanzia è così piccolo che l’ipotesi d’interessi economici non ha senso, la si può spacciare solo a chi conosce poco l’editoria, a chi non conosce questi libri, ma soprattutto a chi non li vuole conoscere. Ovvio, se una persona è convinta della sua posizione misura tutto dal suo punto di vista e il resto è ovviamente sbagliato, ma pensiamo a Pinocchio. In questa fiaba si parla di un uomo che costruisce un figlio attraverso la tecnologia, senza l’intervento di una donna: vi sembra l’esempio di una famiglia tradizionale? Al di là di questo le favole sono intoccabili e non le si può ingabbiare in una logica politica. Nelle favole gli animali parlano, gli oggetti si muovono, tutto si trasforma e quindi sono già di per sé eversive perché ci fanno capire quanto il mondo sia molto più grande di quanto ci immaginiamo».

 

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