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Nenè, «Lo storico pescatore»

È uscito, nella collana Saggi Biblion, Lo storico pescatore. Antonino Criscione tra impegno civile e ricerca didattica, di Concetta Brigadeci, prefazione di Mirco Carrattieri

a cui abbiamo contribuito con un piccolo ricordo di Nenè:

Nenè. Protagonista della nascita di Storie in movimento e di «Zapruder»

(a cura di Stefano Agnoletto, Fabrizio Billi, Gino Candreva, Eros Francescangeli e Lidia Martin)

Il 2 febbraio 2002 viene lanciato in rete l’appello all’origine del percorso che porterà alla nascita dell’associazione Storie in movimento (Sim) e della rivista di storia della conflittualità sociale «Zapruder»: Appello per una rivista per lo studio dei movimenti e dei conflitti sociali in epoca moderna e contemporanea. L’appello è firmato da circa ottanta studiosi e studiose, ma rapidamente i sottoscrittori diventano più di 250.
Come ricorda Eros Francescangeli:[ref]1. Stefano Gallieni, Zapruder, quando la conflittualità si fa storia, «Liberazione», 17 febbraio 2008. [/ref]

All’inizio eravamo solo quattro storici che pensavano di scrivere un libro sul Sessantotto, ma agivamo in un contesto particolare. La nostra disciplina, fino ad allora confinata nell’ambito degli addetti ai lavori, cominciava a divenire elemento di discussione politico e mediatico, la storia veniva ricostruita in programmi da prima serata, in libri il cui unico scopo pareva essere divulgativo.

Aggiunge Stefano Agnoletto:[ref]2. Ibidem. [/ref]

Siamo nati quando si imponeva un uso pubblico e apparentemente deideologizzato della storia, improntato sul “pensiero unico”, sulla voglia di equiparare i conflitti passati, per esorcizzare quelli attuali. Banalizzazioni della memoria, revisionismo e omologazione che decontestualizzano i fatti.

Così Fabrizio Billi sintetizza la spinta iniziale:[ref]3. Cfr. www.carmillaonline.com/.[/ref]

Riteniamo fondamentale l’esplorazione di nuove pratiche di ricerca e di
comunicazione che contrastino il carattere individualistico e solitario della ricerca, la finalizzazione degli studi al “mercato accademico” e la perdita di dignità della disciplina e di chi è costretto/a a operarvi in queste condizioni.

Nenè, che in quel momento è un docente comandato presso l’Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia (Insmli), non è – come molti altri e altre che poi costituiranno lo “zoccolo duro” del progetto – tra i promotori dell’appello, ma appena ne ha notizia aderisce con entusiasmo. L’obiettivo dell’appello è costruire un luogo di discussione e approfondimento in cui dialogare e dal quale poter intervenire nel più ampio dibattito sulla storia, il passato e i suoi usi pubblici. Un laboratorio storiografico – e, più in generale, culturale – in grado di raccogliere quanti non si riconoscono nelle tendenze oggi prevalenti all’interno delle discipline storiche: quella improntata all’uso mediatico, banalizzato e politico-istituzionale degli studi e quella speculare, e se si vuole più ideologica della prima, tendente alla “deideologizzazione” della storiografia.

Nenè concorda subito con la necessità di costruire questo luogo e mette a disposizione le sue competenze e la sua intelligenza. Nonostante in quegli stessi anni Nenè fosse impegnato in tanti altri progetti, la sua partecipazione alla costruzione di Sim non è stata quella di un semplice sostenitore, ma fin da subito diviene uno dei protagonisti di questo nuovo percorso collettivo. In primavera partecipa ad alcuni incontri di aderenti della zona di Milano. Il 25 e 26 maggio 2002 è a Bologna alla pre-assemblea nazionale, dove arriva accompagnato da un gruppo di milanesi con cui ha condiviso localmente il lancio del progetto: tra loro ci sono Stefano Agnoletto, Gino Candreva, Marco Lorenzin, Damiano Palano e Giovanni Scirocco.

Come ci ricorda il verbale di quell’assemblea, Nenè nel suo intervento porta nella discussione alcuni dei temi a lui più cari, a partire dalla necessità di riflettere sulla disintegrazione/esplosione del testo storico, di come questo fenomeno confligga con il modo tradizionale di fare storia. Rende quindi esplicita la critica ad una storia cronologica, che si riduca a consequenzialità e linearità, che, prosegue Nenè, non è altro che una costruzione ideologica anch’essa. La sua idea è una rivista dove si possa discutere come è possibile immaginare, descrivere, raccontare la storia.

Pochi mesi dopo, dal primo al 3 novembre 2002, Nenè è di nuovo a Bologna, alla assemblea di fondazione dove viene approvato il Manifesto del progetto storie in movimento, dove riecheggiano alcuni fra i temi fondanti delle sue riflessioni:[ref]4. Cfr. http://storieinmovimento.org/.[/ref]

La storia data per morta e residuale riemerge, fuori dagli ambiti specialistici, nello spazio sociale e comunicativo, dai media tradizionali a quelli visivi e digitali, come uno dei territori privilegiati del conflitto politico e sociale. Una storia che trionfa proprio là dove le forme consuete del sapere scientificamente accreditato non riescono a passare, se non in dosi minime e destinate a essere velocemente neutralizzate e banalizzate […]. Storie in movimento è un laboratorio storiografico che intende rompere i confini e le distinzioni tra storia militante e pratica scientifica, tra sapere alto e divulgazione, e rimettere in comunicazione luoghi e soggetti diversi attraverso cui si articola la produzione del sapere storico […]. Rivendicare la complessità inscritta nell’ambito stesso della rappresentazione (scritta, visiva, auditiva), nei diversi linguaggi, desideri, culture che ci hanno portato ad aderire a questa avventura in un’epoca di polverizzazione delle configurazioni identitarie tradizionali.

Dalla lettura del verbale della prima assemblea[ref]5. Cfr. http://storieinmovimento.org/. [/ref] emerge esplicitamente la centralità di alcuni dei temi vicini agli interessi di ricerca di Nenè:

Tutti abbiamo condiviso la valutazione che nella “questione multimedia”
così come si è delineata a partire dall’assemblea di maggio c’è un nodo politico, e cioè quello dell’importanza e del rapporto che noi abbiamo con nuove e vecchie e tecnologie (dalla fotografia in poi) che stanno trasformando il lavoro dello storico sia dal punto di vista della ricerca che da quello della comunicazione.

Nei mesi seguenti la prima assemblea nazionale, Nenè partecipa assiduamente alla costruzione della nuova associazione e alla rete di uomini e donne che la costituiscono. In particolare, è molto attivo nella fondazione del gruppo milanese di Sim. Si costruiscono contatti, si organizzano eventi, incontri, seminari. Le riunioni del gruppo milanese diventano rapidamente un momento di costruzione non solo di una “organizzazione”, ma di un collettivo intellettuale. Uno dei protagonisti del gruppo milanese delle origini è Stefano Agnoletto, che ospitò a casa sua molte delle prime riunioni del gruppo stesso e che ricorda con piacere le serate spesso inconcludenti dal punto di vista operativo, ma piene di infiniti scambi e confronti intellettuali, in cui Nenè era uno dei protagonisti.

Il 16 maggio 2003 a Piazza Farnese a Roma viene presentato il primo numero di «Zapruder. Rivista di storia della conflittualità sociale». A Nenè viene immediatamente chiesto di scrivere. Nel numero 2 (settembre-dicembre 2003) viene pubblicato il suo articolo Fascismo virtuale. La storia della Rs nei siti web della destra radicale. Nell’affrontare il tema specifico oggetto del suo articolo, Nenè coglie l’occasione per riaffermare alcune questioni fondamentali di natura metodologica e teorica:

Chiunque può, oggi, disponendo di strumenti e competenze tecniche alla
portata di tutti, immettere nella rete materiali organizzati e confezionati secondo la propria idea di storia. Il web è già diventato una sfera pubblica di tipo nuovo, al cui interno proliferano discorsi sulla storia e rappresentazioni del passato. Nel considerare questo tema sarà opportuno muoversi su tre piani: a) la riflessione sul linguaggio dei nuovi media” e sul suo intreccio con la storia; b) l’indagine sul rapporto tra storia e web, inteso come ambito in cui si sviluppano nuove e specifiche forme di uso pubblico della storia; c) la “microanalisi” e cioè l’osservazione di singoli siti o gruppi di siti per vedere ciò che accade quando determinati contenuti storici si incrociano con linguaggi e forme di comunicazione proprie del web.

L’articolo propone una analisi critica approfondita di numerosi siti della destra radicale, per poi giungere ad alcune riflessioni di insieme:

Risulta invece evidente, nei siti qui considerati, la tendenza a identificare storia e memoria privilegiando un rapporto con il passato e una sua rappresentazione incentrati sul ruolo della memoria nonché sulla scarsa considerazione per gli strumenti critici e metodologici del “fare storia”.

Ritornano nelle conclusioni di Nenè alcune questioni di natura generale:

Esistono infine […] alcuni aspetti legati alle caratteristiche intrinseche dei “nuovi media”, nonché ai vincoli e alle opportunità che emergono nel loro incontro con la “rappresentazione” del passato. Risultano ad esempio evidenti, all’interno dei siti, due logiche diverse e in parte convergenti: a) la logica dell’immediatezza e cioè il fatto che il medium si presenta come “trasparente” e capace di mettere in relazione diretta l’utente con i contenuti proposti; b) la logica dell’ipermediazione e cioè il fatto che il medium si presenta come insieme di comandi e di mediazioni tecnologiche e quindi “opaco” […]. A questa duplicità se ne affianca un’altra riguardante la modalità di organizzazione dei contenuti e del sito stesso. Da una parte sta il modello del database, che accumula dati e li restituisce in modo veloce e puntuale se interrogato secondo procedure corrette di information retrieval; dall’altra parte sta il modello dell’ipertesto, o dello spazio navigabile, nel quale si propongono all’utente percorsi di navigazione e di arricchimento di senso attraverso link e rimandi ipertestuali. A tutto questo si può aggiungere infine il fatto che i siti di cui abbiamo parlato sono spesso espressione di un articolato progetto di comunicazione: essi non si limitano a proporre una ricostruzione del passato, ma vogliono costruire attraverso essa processi di identificazione, immaginario collettivo, comunità di utenti, utilizzando a questo scopo le potenzialità di internet e le possibilità di comunicazione “molti a molti” da esso offerte.

I temi e le questioni poste da Nenè in questo articolo appaiono oggi forse “scontate”, ma nel 2003 rappresentavano invece spunti e riflessioni innovative, che guardavano dentro i cambiamenti epocali che la rete introduceva nel “fare storia”. Nenè ha cercato con forza di condividere queste sue riflessioni e competenze dentro la rete di Storie in movimento, provocando, sempre con il suo stile rispettoso, anche confronti, discussioni, analisi contrapposte.

Uno degli autori di questo saggio, Stefano Agnoletto, ama ricordare ad esempio la pazienza con cui Nenè accettava di confrontarsi con lui, nonostante la dichiarata incompetenza “informatica” dell’interlocutore. In particolare, Stefano ricorda una bella discussione ad una riunione del gruppo milanese di Sim. Al suo richiamo circa la necessità di una contaminazione tra metodologia tradizionale della ricerca storica e web, di fronte all’illusione di poter ipertestualizzare la realtà, Nenè, sempre con molta pazienza, rispondeva esplicitando come critica delle fonti e uso del web non fossero di per sé in contraddizione. La discussione, ricorda Stefano, proseguì per ore.

In occasione della seconda assemblea nazionale di Storie in movimento che si tiene a Parma (1 e 2 novembre 2003) a Nenè viene chiesto di entrare a far parte del Comitato di coordinamento dell’associazione. [ref]6. Cfr. http://storieinmovimento.org/. Con Nenè vengono eletti, nel corso della seconda assemblea nazionale dell’associazione, come membri del Comitato di Coordinamento di Storie in movimento, e con lui condivideranno questa esperienza: Stefano Agnoletto, Ennio Bilancini, Fabrizio Billi, Eros Francescangeli, Paola Ghione, Chiara Giorgi, Franco Milanesi, Carlo Modesti Pauer, Damiano Palano e Simona Urso. [/ref] Rimarrà membro di questo organismo fino alla sua morte. A lui in particolare viene affidato il compito di curare il sito web www.storieinmovimento.org, in collaborazione con la redazione multimediale (a cui partecipano Luca Fanelli, Paola Ghione, Marco Lorenzin, Stefano Macera, Mauro Morbidelli, Carla Pagliero, Emiliano Perra).

Alla terza assemblea nazionale di Sim, che si tiene a Firenze dal 31 ottobre al 1 novembre 2004, Nenè non può partecipare, perché poco più di un mese prima ci ha lasciato. L’assemblea si apre in un clima di grande commozione, con un ricordo di Nenè letto da Eros Francescangeli[ref]7. In ricordo di Antonino, cfr. http://storieinmovimento.org/.[/ref]a cui segue un lungo applauso.

Pochi mesi dopo, nel numero 6 (gennaio-aprile 2005) di «Zapruder» (dedicato, come scritto alla fine dell’editoriale, alla sua memoria[ref]8. Laura Schettini, Vittoria Serafini, Precauzioni per l’uso, «Zapruder», 2005, n. 6, p. 7. [/ref]) viene pubblicato, a firma della Redazione, un ricordo di Nenè che ricostruisce la sua biografia intellettuale e umana:

Antonino Criscione, scomparso prematuramente (a 54 anni da poco compiuti) lo scorso 18 settembre, qualche giorno prima del volgere della bella stagione. Al pari di questa, Nenè (gli amici più intimi lo chiamavano così) se ne è andato in punta di piedi, nel suo stile, senza fare troppo rumore.[ref]8. Ivi, p. 145-146.[/ref]

Sullo stesso numero di «Zapruder» viene pubblicato postumo un suo articolo: La storiografia digitale: un libro a cura di Dario Ragazzini. [ref]9. Ivi, p. 146-149.[/ref]

Il saggio prende la forma di una recensione ragionata del volume La storiografia digitale (Torino, Utet, 2004) e in queste poche pagine ritroviamo alcune delle intuizioni fondamentali di Nenè su temi quali l’intreccio tra internet e storia, tra informatica e storia. È significativo notare, a tanti anni di distanza e con le impressionanti innovazioni che in questi anni hanno trasformato radicalmente la rete, come alcune riflessioni di Nenè risultino ancora estremamente attuali. A partire dal suo richiamo alla necessità di predisporre una formulazione aperta a ulteriori sviluppi e precisazioni piuttosto che avere la pretesa di aver trovato una formula capace di delimitare e fissare un campo di studi e di esperienze in continuo movimento.
Nenè ribadisce la necessità di comprendere pienamente le trasformazioni in atto:

Non è il cambiamento di supporto (dalla stampa al digitale) che si vuole
sottolineare nell’espressione “storiografia digitale”, quanto piuttosto il cambiamento delle forme culturali e delle modalità di circolazione del sapere in atto con la Rete: […] una “scrittura della storia” capace di reagire alle potenzialità del medium e delle tecnologie informatiche. I due ambiti nei quali questo cambiamento è in atto o può scatenarsi sono: il rapporto con le fonti e la comunicazione dei risultati della ricerca […] la “storiografia digitale” favorisce non l’approccio narrativo, ma l’approccio problematico.

L’articolo si conclude con un appello, una sorta di lascito, ad “archiviare il web”, a salvaguardia di quella memoria fragile, ma preziosa, che potrà sopravvivere soltanto se i soggetti che hanno popolato il cyberspazio si faranno carico di strategie organiche per la sua conservazione nel tempo.
L’articolo pubblicato postumo non è l’ultima presenza di Nenè su «Zapruder». Nel numero 10 (maggio-agosto 2006) compare infatti la recensione, firmata da Francesca Tacchi, al volume La storia a(l) tempo di Internet. Indagine sui siti italiani di storia contemporanea (2001-2003) (Bologna, Pàtron, 2004), da lui curato assieme a Serge Noiret, Carlo Spagnolo e Stefano Vitali. Il volume riporta i risultati di una ricerca sistematica sui siti del web a cui Nenè partecipa tra il 2002 e il 2003 assieme a un gruppo eterogeneo formato da insegnanti, bibliotecari, archivisti e ricercatori. Nel volume compare un saggio di Nenè dedicato ai siti su fascismo e antifascismo.

In questi anni, l’esperienza di Storie in movimento è cresciuta, pur mantenendosi fedele alle idee iniziali: un laboratorio, una rete orizzontale, uno spazio aperto. Siamo arrivati al numero 47 di «Zapruder», una rivista che ha pubblicato articoli firmati da centinaia di autori e autrici e che si finanzia solo grazie agli abbonati e alle vendite militanti; dal 2005, ogni anno Sim organizza il Simposio di Storia della conflittualità sociale, una quattro giorni di dibattiti, confronti e convivialità, che è diventato un appuntamento “importante” nel panorama italiano; in questi anni sono stati organizzati decine di eventi in Italia e all’estero con la partecipazione di migliaia di persone; il sito www.storieinmovimento.org che Nenè contribuì a lanciare è ancora attivo ed è stato affiancato da una significativa presenza sui social gestita da un gruppo di giovani storici militanti “internauti” (la “redazione multimediale”) che a lui probabilmente sarebbe piaciuto; dal 2014 si pubblica anche una rivista in inglese denominata «Zapruder World. An International Journal for the History of Social Conflict», con una redazione internazionale e per la quale è stata scelta la forma digitale.[ref]10. Cfr. http://zapruderworld.org/.[/ref]

Come ricordano Stefano Agnoletto ed Eros Francescangeli, che sono stati tra i protagonisti di questo nuovo progetto di Sim, quando nel 2014 si è deciso di lanciare una nuova rivista in inglese utilizzando la forma digitale, si sviluppò un bel dibattito tra noi su alcuni dei temi che Nenè, già 14 anni fa, voleva fossero tra le priorità del nostro progetto. In particolare, quando ci siamo posti domande su cosa significa “fare storia” utilizzando un medium digitale, sulla non neutralità del medium stesso, sulle opportunità e sui rischi insiti in questa scelta, le sue idee e le sue riflessioni riecheggiavano esplicitamente nei nostri ragionamenti.
A distanza di quattordici anni dalla sua scomparsa, si può affermare che il lascito di Nenè nel progetto di Storie in movimento e «Zapruder» è ancora visibile ed importante. In particolare, temi come la storia al tempo di internet, la forma digitale, l’uso della rete, l’ipertesto, hanno attraversato e continuano ad attraversare il dibattito interno all’associazione e il pensiero di Nenè ha indubbiamente lasciato il segno. Le sue riflessioni dell’impatto della rete, non solo come medium di supporto ma in termini di cambiamento delle forme culturali e delle modalità di circolazione del sapere storico, rappresentano ancora oggi un angolo visuale di riferimento. Scelte come quella sull’open source, sulla messa in rete nella forma digitale degli articoli pubblicati su carta, sull’uso del sito e sulla valorizzazione delle sue potenzialità hanno origine nei dibattitti che hanno attraversato i primi anni dell’associazione e in cui Nenè è stato protagonista.
Noi cinque che firmiamo questo breve testo abbiamo avuto la fortuna, in modi e tempi diversi, di incontrare Nenè nel percorso di Storie in movimento. Ci fa piacere affermare che crediamo che i semi che lui ha gettato nel progetto, pur nel breve lasso di tempo di due anni che gli è stato concesso dal destino, abbiano dato frutto. Se Storie in movimento è una storia per molti aspetti “di successo”, unica nel panorama italiano e rara anche in quello internazionale, il merito è anche di Nenè.

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